Il futuro dello stabilimento Stellantis di San Nicola di Melfi dipende dalle scelte della multinazionale, con “testa e corpo” in più paesi (Italia, Francia, Regno Unito e Olanda), che si accinge a fare nei prossimi mesi e dagli scenari economici e geopolitici su scala mondiale.
Parto da questa premessa per esprimere la mia preoccupazione rispetto alle notizie che provengono dagli Stati Uniti, dove il sito produttivo Stellantis di Belvidere, in Illinois, chiuderà i battenti il prossimo anno. A farne le spese saranno ben 1200 lavoratori per i quali con tutta probabilità si apriranno le porte del licenziamento.
Le scelte di Stellantis oltreoceano derivano dagli elevati costi di gestione dell’intera catena produttiva e dai processi di transizione verso l’elettrico con la conseguente necessità di fermare le attività della fabbrica americana. A ciò si è aggiunta la carenza di semiconduttori. Le conseguenze dirette sono sotto gli occhi di tutti e creano non poche tensioni anche in Europa e in Italia.
Sono partito dalla vicenda della fabbrica di Belvidere per sottolineare il fatto che occorre tenere alta la guardia in merito alle attività dello stabilimento Stellantis di San Nicola di Melfi. I ritardi connessi alla consegna dei semiconduttori sono una delle cause delle fibrillazioni che attraversano il management, ma soprattutto i lavoratori e le loro famiglie.
Negli scorsi decenni, probabilmente, l’aver decentrato tante attività ha creato una dipendenza che si ripercuote su interi settori e su innumerevoli stabilimenti industriali.
Per questo motivo occorre pensare a nuovi modelli produttivi, che tengano conto del rispetto dei diritti dei lavoratori, della conservazione dei livelli occupazionali e del loro incremento, e del rispetto dell’ambiente.
Se questi elementi sono sempre disgiunti tra loro, temo che l’incertezza prenderà ogni volta il sopravvento. Non possiamo permettercelo proprio quando ci apprestiamo a celebrare i trent’anni di presenza in terra lucana di uno dei più importanti gruppi automobilistici del mondo.
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