Sembra essere un paradoso ma non lo è: nella regione del petrolio, in cui le multinazionali ricavano profitti milionari dall’estrazione - e con costi ambientali esorbitanti - il prezzo del carburante è tra i più alti d’Italia.
Al di là dei fattori internazionali, i quali senza dubbio incidono sul costo totale, il governo Meloni ha rincarato la dose eliminando il taglio delle accise vigente fino allo scorso anno. Una mossa sbagliata, in quanto il suddetto taglio contribuiva a fornire ossigeno alle famiglie e alle aziende in un periodo in cui l’inflazione ha messo in ginocchio l’economia nazionale.
In Basilicata, l’esecutivo regionale di centrodestra, tra un bonus e l’altro, non ha minimamente preso in considerazione la possibilità di attuare delle misure per contenere l’esorbitante costo del carburante, il quale, lo scorso settembre ha raggiunto la cifra record di 2,1 euro al litro per la benzina e 1,93 per il gasolio. La situazione odierna non è molto distante rispetto a quella di qualche mese fa.
È davvero degradante constatare come nessuno sia riuscito a porre un freno o ad adottare delle misure in grado di alleviare un problema di questa portata. Ed è ancora più avvilente rilevare che nella regione del petrolio, il costo del carburante sia il secondo più alto d’Italia.
Mentre le multinazionali si arricchiscono con i profitti derivanti dall’estrazione, i cittadini ne pagano le conseguenze, sia a livello ambientale che economico. E la politica? Subisce passivamente l’impoverimento di una regione - e un Paese - intera.
Gianni Leggieri
Consigliere regionale della Basilicata
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