Il 17 luglio si celebra la Giornata mondiale della giustizia internazionale penale. Una data che acquisisce ancora più valore in questo periodo considerata la guerra in corso in Ucraina e i crimini che si stanno perpetrando proprio in quel Paese aggredito dall’esercito russo.
Nel 1998, il 17 luglio, è stato adottato a Roma lo Statuto della Corte penale internazionale. È una data storica in quanto la comunità internazionale ha voluto dotarsi di una serie di strumenti volti a non lasciare impuniti i più gravi crimini internazionali. Nell’estate del 1998 l’Italia scrisse una pagina molto fondamentale della storia contemporanea. Nella sede della Fao, a Roma, dopo un dibattito lungo e non senza tensioni, la maggioranza degli Stati partecipanti alle trattative decise che la comunità internazionale dovesse dotarsi di un Tribunale permanente, competente sui reati internazionali come il genocidio, i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità. Successivamente venne anche aggiunto il reato di aggressione, tornato alla ribalta il 24 febbraio scorso quando la Russia ha invaso l’Ucraina.
In merito alla ricorrenza del 17 luglio non posso esimermi dal ricordare una lucana illustre, la magistrata Silvana Arbia, che subito dopo la firma dello Statuto di Roma venne selezionata per il posto di procuratore internazionale presso il Tribunale penale internazionale delle Nazioni Unite per il Ruanda. Un’autorità giudiziaria, un Tribunale ad hoc, che ha anticipato l’avvio delle attività della Corte penale internazionale e che, proprio grazie all’impegno della lucana Arbia, riuscì ad assicurare alla giustizia alcuni dei responsabili del genocidio ruandese: nel 1994 in poco più di un mese un milione di persone vennero sterminate in uno degli scontri etnici più sanguinosi della storia dell’umanità.
Il mondo sembra essere ripiombato di nuovo negli incubi del passato. Ma quanto messo a punto nel 1998, a Roma, è tuttora un riferimento per tutti noi e una speranza affinché alcuni crimini non restino impuniti.
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